5 motivi per cui si può tornare a parlare di 3×3.

Nonostante il Covid, nonostante la clausura delle zone rosse, nonostante il 2020 ma soprattutto nonostante gli assist di Teodosic, possiamo parlarne, davvero…

28 Nov 2020
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È normale, prima di tutto, pensare al perché non se ne parla da parecchio tempo.
È normale, come prima risposta, pensare alla pandemia e a tutto ciò che ne sta conseguendo negli ultimi mesi, in tutto il mondo, in tutti gli sport.
È vero, ma non ci basta. I limiti che ostacolano la diffusione del 3×3, soprattutto in Italia, sono ancora molti, al pari, quantomeno, dei potenziali fattori che potrebbero invece spianare la strada a questa strana versione, ma sempre più apprezzata, della pallacanestro.

Bisogna quindi tornare a parlarne, a discuterne, a progettare il futuro di qualcosa pronto ad esplodere, con il dubbio sul “quando” e non sul “se”.
E bisogna farlo guardando, leggendo, scherzando con le persone che conosciamo da tanto tempo ed appassionando nuovi possibili addetti ai lavori, il tutto con un bicchiere di vino rosso, che adesso fa più stagione della birra.

Perché non ci siamo dimenticati come si fa.

Vivere il 3×3 è un po’ come andare in bici, basta imparare la prima volta, poi non ti dimentichi più come si fa. Puoi cadere qualche volta, così come puoi riuscire ad andare senza mani e in ogni caso, inizierà a piacerti fin da subito.
Un’estate a stare fermi non significa aver dimenticato come si organizza un torneo, come lo si gioca e in generale come lo si vive. Gli anni passati, erano proprio i mesi di novembre e dicembre dove si cercava di prendere una pausa dal pensiero fisso in testa di quel basket giocato a metà campo. Con lo scatto dell’anno nuovo, iniziava il nostro calendario dell’avvento dove sui social e con il passaparola tra colleghi, uscivano, poco alla volta, le novità su quella che sarebbe stata la stagione estiva dei tornei.
Quest’anno, di tempo per non pensare al 3×3, ne abbiamo avuto fin troppo, e di tempo per organizzare qualcosa la prossima estate, potrebbe servicene molto di più, poiché l’incertezza su molti aspetti sarà ancora padrona almeno nei primi mesi del 2021.
E dato che non ci siamo dimenticati come si fa, parliamone, ora.

Bayer FISB italian tour 2019

Perché il 3×3 sarà anche un altro sport, ma è pur sempre basket.

E il basket ci piace davvero un sacco. Ce ne siamo accorti ancor di più quest’anno, che ce l’hanno tolto per molto tempo, dappertutto, da giocare e da vedere. Poi è tornato, a singhiozzo, lentamente, con pochissime certezze, ancor meno privilegi rispetto ad altri sport, e soprattutto con quel velo di paura del possibile contagio del virus.
La passione però è rimasta intaccata e la voglia di giocare ci fa resistere a fatica dallo stare lontano dal campo; quando ci si avvicinerà pian piano alla normalità, anche nel mondo sportivo, il desiderio di passare del tempo con una palla in mano e qualche amico, sarà ancora più forte degli anni precedenti.
Dobbiamo dunque arrivare preparati a quel momento e non possiamo fingere che il 3×3 non esista, ma nemmeno darlo per scontato.
Il 3×3 svolgerà infatti un ruolo fondamentale nella ripresa della pallacanestro in generale, dai “minors” in astinenza ai professionisti in cerca di visibilità, da chi vuole tornare a vivere l’aria di festa di un torneo a chi necessita nuove sfide e competizioni per alzare il suo livello di gioco.
Dobbiamo arrivare preparati, appunto… Quindi parliamone, ora.

Bayer FISB italian tour 2019

Perché ci ricordiamo dove eravamo rimasti?

Era inizio marzo, del Covid si capiva ancora ben poco e la nostra ingenuità non ci faceva presagire il peggio (sportivamente parlando).
Tipo l’annullamento delle olimpiadi.
Ad inizio marzo, eravamo ancora tutti convinti di vedere l’esordio del 3×3 a Tokyo, con 8 nazionali maschili e 8 nazionali femminili. Prima del grande evento, dovevamo sapere chi ne avrebbe preso parte; due tornei di qualificazione avrebbero regalato gli ultimi biglietti per il Giappone e la nostra compagine femminile partiva come quarta testa di serie al primo pre-olimpico in programma. Un’impresa sicuramente difficile già soltanto per la pressione che mettono quei cinque cerchi colorati, ma sicuramente non proibitiva per una nazionale che è già salita una volta sul tetto del mondo, e nemmeno troppo tempo fa.
Insomma, eravamo rimasti bene, molto bene, quasi oltre le nostre aspettative, se pensiamo da dov’è partito il nostro movimento qualche anno fa, e in linea con il nostro orgoglio, se pensiamo a quanta passione hanno dedicato alcune persone.
Quindi ripartiamo da lì, e puntiamo in alto, perché abbiamo avuto parecchi mesi per sognare e fissare il vuoto dal nostro balcone di casa, e ne avremo altrettanti per trasformare quei sogni in qualcosa di concreto.
Come si fa? Non saprei, ma parliamone, ora.

La nostra nazionale diventata campione del mondo, a Manila, nel 2018.
(Foto da fiba3x3.com)

Perché in realtà non è rimasto proprio tutto fermo.

Qualche temerario si è visto anche quest’anno. I “semper fidelis” del nostro movimento si sono visti sul campo nelle poche occasioni offerte da altrettanti temerari organizzatori che sono riusciti a non far perdere del tutto le nostre abitudini estive.
Lo stesso ha fatto FIBA, riuscendo a tenere in piedi 4 tappe master che hanno decretato i 12 team che parteciperanno alle finali a Jeddah il 18 e il 19 dicembre.
Per non tradire le aspettative di questo sport, le sorprese non sono mancate, come gli ottimi piazzamenti dei team lituani (Utena e Sakiai), o un particolare cambio di rotta del metro arbitrale che ha visto molte partite con il bonus falli esaurito nella prima metà gara. Ci sarebbero molti spunti tecnici e di sviluppo delle squadre che andrebbero approfonditi, e indovinate un po’ cosa bisognerebbe fare affinché ciò avvenga.
Già, parlarne.
Ma non ora, prima vado a rivedere ancora una volta come Riga si è portata a casa il master di Doha…

L’esultanza del team Riga, al master di Doha.
(Foto da fiba3x3.com)

Perché male non fa.

Anzi…
Con buona probabilità, la maggior di voi che sta leggendo questo articolo, ha scoperto il 3×3 partecipando ad un torneo vicino a casa, dopo le richieste insistenti di un vostro caro amico che non ha mai giocato a basket, ma a cui piace un sacco bere birra e prendere il sole facendo sport, soltanto perché diventa una scusa buona per bere altra birra.
Avete approcciato questo mondo con il giusto mix di spensieratezza e agonismo, bilanciando sempre le delusioni per un risultato mancato, con il piacere per aver conosciuto nuove persone appassionate almeno quanto voi. L’avete fatto mettendovi in gioco e rischiando grosso, perché almeno una volta avete rinunciato ad una vacanza con gli amici o al week end di coppia organizzato da tempo, il tutto per uscire in semifinale dopo un supplementare perso per una bomba di tabella.


Sono forse proprio quei ricordi e quelle sensazioni che più ci mancano, che ci rallegravano una chiacchierata tra amici, e mai come in questo periodo, abbiamo bisogno di qualcosa che faccia stare bene, che non ci appesantisca troppo la testa, già piena di preoccupazioni, e che ci strappi un sorriso, che diventa quasi una risata, mentre pensiamo a ciò che abbiamo fatto e che ancora potremo fare.

Brent

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