Eravamo abituati bene.
Eravamo pronti ad affrontare un anno storico per il 3×3.
Per la nostra penisola, il 2020 doveva essere “l’anno dopo”. Molti pro team avevano scaldato i motori nel “Bayer FISB Tour” nell’estate del 2019, e si stavano attrezzando per farsi trovare ancora più pronti e agguerriti di prima, nel frattempo stavano nascendo nuove realtà che non vedevano l’ora di misurarsi nel basket di strada dei grandi, dove la birra tendenzialmente si beve a fine torneo e gli schemi non sono visti così male dagli avversari, tranne quando sono realmente efficaci, per ovvi motivi.
A livello mondiale, il 3×3 era finalmente pronto a esordire in quel di Tokyo, nella manifestazione regina di tutti gli sport, le Olimpiadi 2020.
Nonostante ciò, dal campetto dietro casa alla metà campo del World Tour, lo streetball ha continuato a conservare il suo status originale che lo ha reso popolare tra gli addetti ai lavori, non tralasciando dunque quella che è l’atmosfera frenetica, tanto di festa quanto competitiva, che ha sempre posto una linea sottile tra il dentro e il fuori dal campo, dove vincere è tanto importante quanto rendersi protagonisti di un’esperienza pressoché unica nel suo genere.
Ma in questo 2020, il tre contro tre si accostava in primis alla parola tanto odiata da organizzatori e giocatori, ovvero l’assembramento. E com’è giusto che fosse, dar vita ad una competizione sportiva per strada, diventava praticamente impossibile.
Anzi no.
Non per Davide Ardizzone che, a capo del suo staff di MiGames, ha lavorato per tutti i lunghi mesi di lockdown, e ha continuato a crederci anche quando l’estate diventava protagonista mentre ai campetti mancavano i tavoli per il check-in e gli arbitri ufficiali.
Così, nei due week end centrali di agosto, a Santa Margherita Ligure, è andato in scena il tour multi-sport più grande d’Italia, dove un campo da calcio, da beach volley e da basket hanno risvegliato dal lungo tepore numerosissimi sportivi da tutta Italia.
L’idea di giocare con le mani umide di igienizzante e di riprendere fiato dopo una partita con la mascherina sul viso, non ha intimorito nemmeno i pro team che, al contrario, hanno subito risposto “presente” alla possibilità di giocare dopo una lunghissima attesa.
A farla da padrona sono stati, senza dubbio, i “Fioi del campetto” e “Big Crew”, vincenti rispettivamente nel primo e nel secondo week end, capitanati dagli storici Alessandro Vecchiato e Niccolò Di Gianvittorio.
Servivano poi tutti gli altri per ridare vita agli aspetti tipici del nostro streetball che sta crescendo a vista d’occhio.
Rivalità, fisicità, tattica sul campo e condivisione tra avversari appena fuori. Il merito va a chi ci ha fatto tornare alle origini con la storica formazione presentata dai “Kings of Kings”, così come chi ha partecipato con la giusta spavalderia e curiosità delle squadre neofite come “Team Campas”, “Penguins”, “Evolution”, “The Chosen Ones”.
La cronaca delle partite, anche questa volta, rimane superflua. Ancora prima di vedere il risultato, volevamo vedere quello per cui eravamo abituati bene l’anno scorso.
Un livello di gioco in costante crescita e un format della competizione che fa felici minors e professionisti, caratteristiche ormai vincenti che ci rendono dipendenti da questi nuovi appuntamenti estivi.
Inutile nasconderlo, volevamo vedere anche le persone, che vengono prima del pallone giallo-blu e di tutto il resto. Soprattutto quelle che, nel corso degli anni, non ci hanno fatto rimpiangere di aver annullato una vacanza con la ragazza e gli amici, per passare una domenica sull’asfalto e sotto il sole.
Brent
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