In Italia lo abbiamo conosciuto guardando le sue giocate sopra il ferro con la maglia dei “Kings of Kings”, all’estero si è guadagnato fama e rispetto da tutto l’entourage di FIBA 3×3, diventando il capitano del “Team Lausanne”.

Westher Molteni, nato a Santo Domingo e cresciuto in Svizzera, è un giocatore con notevolissime dote atletiche sul campo e un ottimo acume tattico, ormai specializzato proprio sul 3×3, grazie alla sua esperienza ad altissimi livelli. Il suo impegno dentro e fuori dal campo ha fatto sì che il team svizzero diventasse una costante affermata nelle principali vetrine mondiali tra cui, su tutte, il World Tour di FIBA.

A pochi giorni dalla finale di Jeddah (FIBA ne parla qui), che concluderà un WT sicuramente inedito, considerando l’andamento di questo 2020 in tutto il mondo, ho scambiato due chiacchiere con “King Wes” per conoscere le curiosità della sua squadra e le sue impressioni in vista dell’ultimo evento dell’anno.

Prima dell’inizio di questa stagione, dunque prima dell’inizio della pandemia, ti aspettavi di riuscire a poter partecipare a qualche evento ufficiale 3×3 FIBA?

Ci aspettavamo, soprattutto speravamo come team, di poter partecipare a qualche torneo verso settembre. Con l’arrivo del Covid, sapevamo che tutti gli eventi in programma d’estate sarebbero saltati, e abbiamo comunque continuato a tenerci in forma per essere pronti alle prime tappe del World Tour.
Arrivare alla finale era uno dei nostri obiettivi e abbiamo subito colto l’importanza di partecipare ai primissimi tornei in programma per poterci qualificare, essendo consapevoli di tutte le incertezze causate proprio dalla pandemia. Così siamo arrivati all’ultimo master, quello che si è svolto a Doha, con il biglietto per Jeddah già in tasca, potendo quindi concentrarci sul consolidamento del nostro gioco senza la pressione del risultato.

Il Covid ha condizionato le squadre che hanno partecipato al World Tour di quest’anno?

Assolutamente. Dal punto di vista della qualità, il discorso è un po’ uguale a quello degli altri sport. Le limitazioni nell’utilizzo delle palestre o negli spostamenti hanno ridotto al minimo indispensabile il numero di allenamenti che una squadra riusciva a fare, e nel 3×3 non c’è tanto da allenare.
Serve giocare tante volte insieme per trovare la chimica perfetta.
A noi è ancora andata abbastanza bene, essendo la Svizzera più piccola di altri stati, e dunque non era così difficile trovare dei momenti per giocare insieme. Pensa però alle squadre americane come Harlem o Princeton, che hanno giocatori provenienti da stati diversi e che già in condizioni normali, riescono a combinare pochi allenamenti all’anno, quest’anno è stato praticamente impossibile.

Discorso diverso invece per quel che riguarda il numero di giocatori a roster. FIBA concede un massimo di sei giocatori per squadra, senza alcuna possibilità di cambiare un componente, una volta che quest’ultimo viene iscritto e registrato sul FIBA Planet. Nemmeno con il Covid ci sono state deroghe in merito, e molte squadre hanno immediatamente registrato sei atleti per la propria squadra, in vista delle prime tappe che erano molto ravvicinate.
Di contro però, si sono trovate all’ultima tappa senza poter sostituire giocatori che, nel mentre, hanno riscontrato numerosi problemi legati all’imprevedibile situazione che abbiamo vissuto nei mesi autunnali; al contrario noi siamo partiti in quattro dalla prima tappa, lasciandoci sempre un discreto margine di manovra per poter sopperire ad eventuali assenze anche modo strategico, potendo scegliere chi ci mancava in un preciso ruolo.

Come team, cosa cercate di fare ogni anno, per migliorarvi?

Per migliorare sul campo è molto semplice: serve organizzare più allenamenti possibili per arrivare a trovarsi l’uno con l’altro in ogni situazione di gioco. Questo aiuta molto a mantenerci abituati al modo di giocare del 3×3 in generale e, ovviamente, al nostro modo come “Team Lausanne”.

Muoversi per gli allenamenti, così come per partecipare ai vari tornei, ha un costo piuttosto elevato, soprattutto per certi eventi che non sono di facile portata per noi. Quindi ciò di cui ci stiamo maggiormente occupando negli ultimi anni è la ricerca di sponsor che possano aiutarci a mantenere in piedi la squadra, così da poter far fronte alle spese e, allo stesso tempo, continuare ad essere competitivi.
Il più classico degli esempi è quello degli allenamenti organizzati con altre squadre europee nel circuito del World Tour, forse il modo migliore per alzare con costanza il nostro livello di gioco, ma sicuramente anche quello più caro rispetto al giocare con squadre locali, qui in Svizzera.

Inoltre stiamo prendendo spunto dalle squadre di 5vs5 per formare uno staff competente e che ci possa mettere nelle condizioni fisiche ideali per partecipare ad un torneo. Ci stiamo strutturando grazie a figure importanti come fisioterapisti o nutrizionisti, più l’aggiunta di alcuni sponsor che ci forniscono le attrezzature migliori per il recupero tra una partita e l’altra o alla fine di un evento.

Quest’anno, nelle 4 tappe master del WT, si è vista qualche sorpresa di squadre quasi sconosciute che hanno battuto squadre ben più note nel mondo 3×3.
Pensi che stiamo andando verso un cambio generazionale che vedrà questi nuovi team superare quelli a cui siamo abituati da anni?

In realtà lo dicevo già dall’anno scorso, sia riguardo ad alcune squadre che lentamente stanno uscendo dal palcoscenico mondiale come Lubiana e, da quest’anno, anche Piran, avendo giocatori che sono ormai abbastanza in là con l’età, sia riguardo a nuovi team che stanno crescendo a vista d’occhio e che stanno già provando a rubare la scena alle solite Liman o Novi Sad.
Per fare degli esempi, dalla Lituania (ne abbiamo parlato qui) sono uscite delle compagini molto competitive fin da subito, che non hanno avuto bisogno di troppo tempo per abituarsi al livello del WT, mentre mi viene in menta Jeddah, in continua crescita da diversi anni, e ormai pronta e giocarsi ogni master contro qualunque squadra si trovi di fronte.

Anche noi stiamo seguendo lo stesso percorso della squadra araba e sono personalmente contento che stia avvenendo questo cambiamento perché, anche per chi ci segue, non è più scontato che a giocarsi la finale siano sempre le solite squadre, ma tutto può succedere.

Un tuo pronostico sulla finale del World Tour?

Per me la favorita è Riga. poi c’è Liman subito dietro e che sicuramente se la giocherà fino alla fine, ma vedo la squadra lettone più completa rispetto a tutte le altre. Novi Sad non mi ha convinto molto negli ultimi master e inoltre giocheranno queste finali senza Dusan Bulut, però sappiamo tutti che è una squadra con moltissima esperienza e, soprattutto, abituata a vincere.
Secondo me bisognerà stare anche molto attenti alle sorprese che, come dicevamo prima, hanno caratterizzato le ultime tappe del WT. Le squadre che giocheranno la finale sono praticamente le stesse che hanno fatto gli eventi master di quest’anno, tutti ormai si conoscono molto bene e la crescita di molti team tende sempre di più verso l’alto, tutti ingredienti utili a rendere questa finale forse la più imprevedibile di sempre.
Poi non sarebbe male se, tra una delle sorprese, ci fossimo anche noi!

Brent