In Italia arriva di primo mattino; all’ora di pranzo, è la notizia più condivisa nel mondo dello sport.
E’ una “Woj bomb” completamente inaspettata, a cui, per il momento, mancano parecchi retroscena per dare una spiegazione al perché sia stata presa questa decisione.

Eppure quelle poche parole sono chiare e dirette: “La NBA sceglie il 3×3. A fine luglio, un unico evento per concludere la stagione 2019-2020.”

L’annuncio ufficiale del commissioner arriva il giorno seguente, ma è già troppo tardi.
In meno di 24 ore, da ogni parte del mondo, arrivano commenti che tentano di giustificare la scelta, alquanto bizzarra, di Adam Silver.

La pandemia è sicuramente la principale causa che accomuna le versioni della maggior parte delle testate giornalistiche sportive, e non. C’è poi chi parla della crisi economica che sta colpendo gli Stati Uniti e che, di riflesso, ha dunque intaccato una delle leghe sportive più solide di sempre. C’è che tira in ballo i giocatori, nello specifico Chris Paul, speculando sul fatto che il presidente della NBPA (associazione giocatori della lega) abbia raccolto il consenso di molti giocatori “scontenti”, proponendo un finale di stagione più imprevedibile per dare una chance anche alle franchigie di seconda fascia. C’è infine chi non ha mai sentito parlare prima di 3×3, ma subito associa queste folle idea ad una presa di posizione di Trump, mettendogli in bocca false dichiarazioni del tipo: “Giocare a basket 3vs3 a tutto campo, ridurrà il rischio di contagi anche tra i giocatori.”

Qualche minuto prima della diretta di Adam Silver, arriva invece un tweet che cattura immediatamente la curiosità dei fan più attenti.

“Great deal.”

Il cinguettio arriva da Ice Cube, noto rapper americano e fondatore della lega BIG3, ovvero un campionato di basket giocato tre contro tre a metà campo, che ha fatto molto scalpore all’esordio, quando sembrava essersi garantito le prestazioni sul campo di former nba stars come Allen Iverson e Jason Williams.

BIG3 non ha nulla a che vedere con il 3×3 inteso come disciplina che esordirà alle prossime olimpiadi, eppure il giro di interessi e di soldi che in poco tempo è riuscita a mettere in piedi, aveva persino convinto un’icona del 3×3, ovvero Dusan Bulut, che si era candidato al draft 2019, per poi scontrarsi in numerosi impedimenti burocratici che lo avrebbero allontanato dal vestire la maglia della nazionale alle future competizioni FIBA.

Su questo presunto “deal”, quelle che rimangono dopo la conferenza di Adam Silver, sono soltanto indiscrezioni che non provano nemmeno ad indovinare la cifra dell’accordo; ciò che però pare quasi scontato, è che la NBA abbia dovuto sborsare parecchi milioni di dollari per bloccare la scena a chi si stava conquistando un mercato in quel settore, e in quel periodo dell’anno.

Adam Silver, NBA commissioner (foto da nbapassion.com)

Nei venti minuti di chiacchierata davanti ai microfoni, il commissioner ha lasciato poco spazio alle domande dei giornalisti, avendo in realtà chiarito ogni punto del suo progetto.

I recenti accordi con Wilson e con gli sponsor delle varie franchigie sono gli ultimi pezzi del puzzle per vincere la prima partita, quella giocata sulle scrivanie di chi, ogni anno, investe miliardi di dollari per tener viva la baracca.

Dodici squadre, sei per ciascuna conference, gironi e formula perfettamente copiati da FIBA, diverso invece il discorso legato al regolamento.
“Non è stato un lavoro semplice, ed è stata fondamentale la collaborazione di tutti gli esperti nel settore.” Ha dichiarato Silver. “Le partite termineranno dopo 16 minuti di gioco, o dopo che una della due squadre avrà segnato il 35esimo punto, mantenendo il conteggio “1 e 2” presente nel regolamento ufficiale FIBA. Ci sarà un interruzione di 3 minuti tra il settimo e l’ottavo minuto di gioco, e ogni squadra avrà a disposizione due time out da 60 secondi e un time out da 30 secondi. Il primo bonus che manda in lunetta viene raggiunto all’ottavo fallo commesso, mentre il bonus che concederà due tiri e possesso alla stessa squadra, viene raggiunto al dodicesimo fallo.”


Il tutto si svolgerà in un week lungo stile “All Star Game”, partendo il venerdì con uno show inedito che avrà in programma un primo concerto di apertura del rapper americano Logic, seguito da uno spettacolo sul campo condotto dal solito Kevin Hart, per concludere con un altro concerto della giovanissima Billie Eilish.


Sabato, i gironi, domenica, i playoffs. E non poteva che essere alla “Mecca del basket”, il Madison Square Garden di New York, la città natale dell’attuale commissioner. Così, con la dichiarazione a fine intervista della location dell’evento, ha lasciato intendere quale sarà la prima squadra certa a prenderne parte, ovvero i New York Knicks.
Non fa grande scalpore quella che è quasi sicuramente una delle peggiori franchigie NBA degli ultimi anni, ma un roster giovane e con poche aspettative potrà essere una mina vagante in una competizione come il 3×3 dove tutto può succedere.

Proprio i Knicks sono i primi a dichiarare i quattro giocatori che metteranno a referto, ovvero RJ Barret, Elfrid Payton, Julius Randle e Mitchell Robinson.

A comprovare le voci sulle pressioni fatte dalla NBPA, è la conferma dei Thunder che schiereranno il quartetto meno americano del torneo, capitanato da Chris Paul, a cui si aggiungono Dennis Schroder, Steven Adams e Danilo Gallinari.

Grande euforia in casa Warriors che, dopo una stagione pessima caratterizzata dagli infortuni di quasi metà roster, intravede nel conteggio dei punti, ovvero nel tiro da fuori che vale doppio, una ghiotta possibilità di puntare in alto rispolverando quella coppia di “fratelli dello splash” che ha rivoluzionato il gioco della pallacanestro non più di cinque o sei anni fa. Ad affiancare Steph Curry e Klay Thompson, ci saranno Draymond Green e Eric Paschall.

Anche lo stile di gioco small ball degli Houston Rockets sembra sposarsi discretamente bene con le caratteristiche del 3×3, soprattutto quando può schierare due superstar assolute come James Harden e Russel Westbrook, coadiuvate da due role player di livello come Robert Covington e PJ Tucker.


Non potrà certo mancare uno dei rookie più attesi e chiacchierati dell’ultima decade, così anche i Pelicans preparano un team con poche ambizioni di vittoria ma che può garantire grande spettacolo. Zion Williamson, Lonzo Ball, Brandon Ingram e Jaxson Hayes sono i quattro che vestiranno la maglia di New Orleans.

A ovest, chiudono il cerchio le due franchigie della città degli angeli. Il comunicato stampa della loro presenza arriva tra gli ultimi, ma in molti davano per scontata la presenza di Lebron James e Kawhi Leonard, anche perché senza di loro, probabilmente Adam Silver non avrebbe nemmeno preso in considerazione questo tipo di evento.

In giallo-viola vedremo Anthony Davis, Kyle Kuzma e Alex Caruso insieme al Re. Per i Clippers, il talento cristallino di Leonard e Paul George, verrà bilanciato dalla cattiveria agonistica di Patrick Beverly e Montrezl Harrell.

Spostandoci a est, dalla Florida arrivano gli Heat, che erano in ballottaggio con i Nets di un Kyrie Irving sempre più fazioso in spogliatoio con i compagni. Miami si affida al talento e all’esperienza di Jimmy Butler, lasciando poi spazio a giovani interessanti come Bam Adebayo, Tyler Herro e Derrick Jones Jr.

I Raptors invece punteranno tutto sul duo Lowry-Siakam, dove soprattutto il secondo sarà un’incognita tutta da scoprire in un campo da 3×3. A completare il roster ci saranno Serge Ibaka e Norman Powell, giocatori che non rappresentano una minaccia concreta per gli avversari, ma che possono sempre garantire il loro solido apporto.

Le due squadre che spaventano per stazza e centimetri sul campo, sono anche probabilmente le due favorite ad est. I 76ers sono tra i primi a dichiarare i quattro giocatori che rappresenteranno Philadelphia, ovvero Joel Embiid , Ben Simmons, Tobias Harris e Matisse Thybulle. In molti si chiedono se la coppia formata dal centro camerunense e dal play atipico australiano, sarà ottimale oppure incontrerà difficoltà nel 3×3.

In molti meno si chiedono l’impatto che avrà l’MVP in carica della lega, poiché ci sono pochi dubbi sul fatto che Giannis Antetokounmpo possa essere dominante in qualsiasi sport si giochi con una palla e un canestro. A fargli compagnia, con la maglia dei Bucks, ci saranno Kris Middleton, Brook Lopez e Eric Bledsoe.

Infine non poteva non completarsi la rivalità storica tra Lakers e Celtics, ma ciò che ha fatto ancor più scalpore, è stata la decisione dei bianco-verdi di schierare un giocatore certamente adorato dal pubblico, ma forse non propriamente adatto ai ritmi imposti dal 3×3, soprattutto ad alti livelli. Fatto sta che nella foto con le quattro maglie verdi salta subito all’occhio la manona di Tacko Fall che sembra tenere un mandarino, quando in realtà è il Wilson misura 6 e peso 7. Intorno, ad accerchiarlo come se fossero le guardie del corpo, Kemba Walker, Jayson Tatum e Marcus Smart.

Tra i grandi assenti ci sono sicuramente Damian Lillard, Ja Morant, Devin Booker, Kevin Durant che ha preferito continuare il difficile recupero dal suo infortunio, Beal e Lavine che paiono ormai in forte rottura con le rispettive franchigie.

Più complicato invece il discorso di molti giocatori europei, su tutti Doncic, Jokic e Porzingis, che sembrano aver ricevuto, e accettato, una proposta dalle varie federazioni nazionali di 3×3, con l’intento di “boicottare” l’evento che probabilmente farà fare agli Stati Uniti un grosso passo avanti nel mondo streetball, e puntare invece sul proprio territorio con tornei, camp, allenamenti specifici, affiancando l’immagine dei campioni oltreoceano a squadre rinomate come Novi Sad e Riga Ghetto.

L’ultima news, in Italia, arriva con un po’ di ritardo, alle 18:00 circa, in perfetto orario aperitivo, con la gente che non può tradire il suo bar di fiducia che ha appena riaperto, ma che tra mascherina e distanziamento di almeno un metro, ha sempre un occhio sul suo smartphone.
Il titolo parla di “intervista”, ma aprendo il link, si tratta soltanto di una semplice risposta, molto diretta, a confermare lo stile pragmatico di chi aveva di fronte, in quel momento, il giornalista.

“Coach Gregg Popovich, come mai gli Spurs non parteciperanno a questo evento 3×3 organizzato dalla NBA?”
“Venite a casa mia a bere un bicchiere di vino con me e Tim Duncan, vi divertirete di più che guardare quella pagliacciata.”

Chi vi sta raccontando tutto ciò, per togliersi ogni dubbio, accetterà l’offerta di Gregg, e vi aspetta per la seconda parte di “Where 3×3 Happens”.